testimonianza di Chiara e della piccola Arianna
10 settembre 2018
Sento le braccia diventare ogni giorno più forti, per stringere e cullare la mia bambina; in realtà è lei, così piccina, a sostenere me.
Non ha neanche tre mesi di vita e ha già fatto tanto per la sua mamma e il suo papà.
E’ un dono e io me ne ricordo ogni volta che la guardo, adesso ad ogni respiro che faccio ringrazio Dio di avermela regalata.
Ho scoperto di essere incinta agli inizi di ottobre di un anno fa. Un giorno ebbi una fortissima nausea, ricordo bene quel giorno perché stetti molto male e mi trovavo lontano da casa, con un aereo da prendere; era per la precisione il 04 ottobre, San Francesco.
Proprio in quel giorno la mia Arianna decise di farmi sapere che c’era, che stava arrivando e che ce l’avevo fatta. Arianna, che ha tirato fuori mamma e papà dal labirinto di disperazione in cui si erano persi.
Grazie a San Francesco che mi accompagna da tutta la vita, senza che io me ne fossi mai pienamente resa conto. Ora invece mi sembra di vedere il disegno di un puzzle di cui prima vedevo solo le singole tessere. A partire dal mio nome di battesimo.
Qualche settimana prima di quel giorno, nel mese di settembre, la consueta telefonata di Walter da Assisi: “Ciao Chiara, come stai? Come va? Riuscirai finalmente quest’anno a venire giù per la Festa degli Angeli? Dài, che ti aspettiamo!”
Felice e orgogliosa di sentirmi da anni parte della Festa con il mio piccolo contributo, ma al contempo con un sapore amaro in bocca: avrei voluto andare sì, di nuovo ad Assisi, ma con un mio angioletto tra le braccia.
Gli anni invece passavano impietosi, con il costante desiderio di un figlio che non arrivava. Ma io pregavo, sempre, con tutto il mio cuore. Faticosamente tenevo testa allo sconforto (che mi prese, oh se mi prese!…) Dovetti anche accettare e superare il trauma della morte di mia madre, in un incidente, due anni fa. Così mi ritrovai senza madre e padre, mancato molti anni prima. Mio papà ebbe un infarto e mi morì tra le braccia, quando da ragazza stavo scrivendo la tesi di laurea. Io amante delle lettere antiche, della storia e della letteratura il giorno dopo mi ritrovai su un furgoncino a fare consegne, per portare a casa il pane. Vado fiera di essermi “rimboccata le maniche” e di avere oggi la mia attività commerciale. Ringrazio i miei genitori per avermi dato la possibilità di studiare e di essere quella che sono.
Certe forze dentro di me mi han tenuto sempre su, costringendomi ad andare avanti: la forza della speranza, la voglia di onorare i miei genitori lavorando e comportandomi sempre onestamente e questa convinzione che prima o poi tutto il mio impegno sarebbe stato premiato.
In un cassetto del mio ufficio conservavo le magliette da bambini, quelle che Walter mi aveva spedito, nella speranza di poterle un giorno usare. Non demordevo e pregavo, nemmeno quando certi dottori mi dissero di lasciar perdere. Alla mia età, passati i 40 anni… Non avevano fatto bene i conti…evidentemente. Coi denti mi sarei andata a prendere quel che volevo! Dovevo combattere e avere fede, ma quanto fosse difficile è impossibile spiegarlo. La mia vita intanto scorreva sì in bianco e nero, ma nel mio ufficio tenevo il calendario della Festa, tutti quei bimbi in mezzo a tanti palloncini colorati… . La mia bimba infatti ora è qui, in carne e ossa, testimonianza vivente di quanto l’Amore e la Speranza sappiano sempre prevalere. Quest’anno ho ricevuto una grazia. Tutto il dolore, i lutti che hanno costellato la mia esistenza, le mie rinunce…tutto ha un senso, tutto è chiaro quando guardo il visino di mia figlia.
Chiara
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Che bella storia!!!Questa è la fede.