Ho un’esperienza che nella mia vita perdura e continua a essere una presenza, una speranza che si trasforma, giorno dopo giorno, sempre e di più, in un angelo.
So che è difficile pensarla così, però è bello sapere che esiste, so di non sbagliare. Non parlo di uno spirito, così come si vorrebbe, un essere di acqua e di fuoco, come nelle antiche credenze, ma di una creatura con un corpo, un’anima e persino un nome: Lucrezia.
Quando nacque, portò con sé gravi problemi, problemi che tuttora, anche se in forma minore continuano a esserci. È una bimba dolce, affettuosa, fragile e forte, allo stesso tempo, che non conosce il silenzio, che parla in continuazione, recitando parole incerte che si accavallano, s’intrecciano, si ripetono che vanno in confusione, che canta, balla e gioca, sempre per suo piacere e per il tuo piacere.
La sua voce è un saluto beneaugurante per ogni giorno che inizia, il risveglio lieto per ogni mattino e il riposo sereno di ogni sera. È amabile e viva, è forte, sorridente e affettuosa. Vorrebbe parlare, raccontare l’universo che sta chiuso nella sua testolina dove fluiscono incessantemente, ininterrottamente e incontenibili tanti racconti, dove scorrono numerose immagini, piccole e immense, ricche di fantasia e di sentimenti che si proiettano su di uno spazio infinito, talmente grande da non conoscerne i confini. È una presenza che sollecita, ammonisce e richiede assidui sentimenti e molto amore.
La sua figura sprigiona una forte sensibilità e una riconoscenza che si esalta nelle sue spontanee manifestazioni, con un abbraccio o un bacio ripetuto, accompagnato sempre da qualche parola difficile da pronunciare, che svela ancora e sempre, la voglia e il desiderio di comunicare e farsi capire.
Sarà o non sarà un angelo, ma è bello e gratificante sentire la sua voce che ti offre i giorni come se gli appartenessero tutti e fossero unici, invitanti e positivi sempre nella loro unicità. I suoi giorni, infatti, non possiedono alcun limite, non hanno un inizio o una fine, sono continui nel tempo che si confonde e non ha nome, sono un gesto, un ballo, un gioco in cui ti coinvolge e ti reclama o ti ammonisce con un tenero sbuffo impaziente e contrariato. Sei tu che non capisci.
Raccolta in un mondo favoloso, in uno spazio che non riuscirò mai a comprendere, ti accompagna con leggerezza, come il fluire incantato dell’acqua e il crepitio costante e continuo del fuoco, verso una speranza che si trasforma in un lungo e misterioso volo d’ali, con sentimenti nuovi, rinnovati e contraccambianti per i giorni ricorrenti e per la vita che si srotola gradualmente, ineluttabile. È un angelo vero, non uno spirito che non vedi e non senti, un sospiro di vento, forse una trasparenza, ma una presenza forte, un messaggero e una guida assidua che ti assiste nel cammino, nel viaggio, sollecitante e impositiva. Un sorriso o un broncio che in fondo sorride, rassicurante, invitante, un pensiero che ti proietta costantemente oltre i confini delle tue abitudini e convinzioni e che ti ripete: non sei solo, ci sono io, sono il tuo angelo, mi chiamo Lucrezia.
È una bimba di nove anni l’angelo di cui sto parlando.
Questo è l’angelo che mi è stato dato e che ho ritrovato dopo tanti anni, che abbraccio e bacio quando posso, che da quando esiste e, ancora prima, mi aiuta e mi salva quotidianamente, un’ammonizione per il ricordo, un avvertimento nella solitudine, uno sguardo che mi rassicura, una voce che mi riporta alla realtà della mia condizione, questo è l’angelo per cui io prego nel mio viaggio.
Nonno Malo
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